La banda Cimarosa | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

2022-12-21 16:05:31 By : Mr. Caroline Mao

Giovanni Bassan, settantaquattro anni, maggiore dei Carabinieri originario di Belluno, quando va in pensione nell’ottobre 1962 decide di tornare a casa, ma non a Belluno, dove ormai è sempre più complicato vivere tra caos e traffico, piuttosto a una quindicina di chilometri dal centro, verso le montagne, nell’albergo “Valle del Mis”, dove gli assegnano la camera più grande, con due locali e il pavimento di legno che scricchiola. Ci vive con Silvia, la moglie, sulla sedia a rotelle a causa di una pallottola che l’ha colpita in una sparatoria a New York, nel corso di una manifestazione, pallottola che l’ha tenuta a lungo in stato di incoscienza. Nella località scelta per trascorrere la vecchiaia c’è una diga ora e l’acqua del lago è sempre più una minaccia continua, tanto che tutti devono abbandonare case, albergo, ecc. e anche quella stessa stanza dove Giovanni alloggia finirà in fondo al lago. Dovrà dirlo anche a Silvia, ma quando rientra lei sembra aver già capito tutto e sul quadernino che usa per comunicare e dialogare con il marito - perché ha perso anche l’uso della parola - chiede: “Perché non torniamo a Ripatransone?”. E sorride. Lei, marchigiana di Recanati, ha vissuto in quella città sui colli del Piceno dove suo marito ha lavorato per tanti anni, alloggiando nella locale caserma dei Carabinieri. Giusto il tempo di formulare questo pensiero di ritornare nelle Marche che Giovanni viene chiamato dal titolare dell’albergo. C’è il maresciallo Mario De Min: vuole portarlo a Gena Alta, dove è stato segnalato un morto, di cui al momento si sa poco o niente, se non che le forze dell’ordine sono state avvisate dalla SADE, Società Adriatica di Elettricità, azienda veneziana che sta lavorando sulla diga, comprando ed espropriando terreni. Le circostanze della morte di un giovane operaio dell’azienda sono piuttosto strane e la ragazza con cui si è appartato sul belvedere è in stato confusionale, ma continua a dire che a buttarlo di sotto è stato il diavolo...

Da buon compositore, direttore d’orchestra, docente al Conservatorio, Lorenzo Della Fonte anche come scrittore ha sempre quel tocco che sa di musica. A volte a cominciare proprio dal titolo. E non è da meno questo suo quinto romanzo. Intanto per la immediata citazione di Domenico Cimarosa. E per non farci mancare nulla, ci sono una pianista e una cantante che insieme fanno jazz: mani magiche, quelle di Silvia, la moglie di Giovanni, che non parla, ma suona divinamente e voce altrettanto ammaliante quella della figlia del generale dei Carabinieri, cantante, nonché avvocato, Francesca Palladio, entrambe in lotta, una contro l’altra, senza risparmiarsi colpi bassi, per guadagnarsi le attenzioni di Giovanni. Anche se poi non c’è assolutamente da dubitare sulla lealtà dell’ex Carabiniere nei confronti della moglie, anzi, la tenerezza con cui se ne prende cura, con cui l’asseconda, con cui la sostiene sentendosi anche in colpa per certi pensieri sulla bella Francesca, arriva dritta al cuore. Tutto procede in modo così affascinante lungo il pentagramma, tanto che fino al termine non ci si fa nemmeno un’idea sui responsabili di morti e attentati e non mancano le sorprese! Ma oltre alla musica c’è, soprattutto, il merito dell’autore di mandare avanti una storia intrecciata e ben congegnata che in tutto il suo sviluppo sembra proprio seguire gli spostamenti del Maggiore, suo malgrado inseguito dagli eventi. C’è una capacità interessantissima di tirare le fila del discorso e di chiarire ogni situazione soltanto nell’ultima manciata di pagine, lasciando all’epilogo lo sviluppo delle vite dei vari protagonisti, mentre Neil Armstrong calpesta il suolo lunare, primo uomo in mondovisione.

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